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Alla ricerca del portafoglio perfetto: Jeremy Siegel

Articolo_Alla ricerca del portafoglio perfetto_Jeremy Siegel
Tempo di lettura: 6 minuti

Nono articolo della serie Alla ricerca del portafoglio perfetto (l’episodio precedente era dedicato a Robert Shiller). Ricordiamo che questa serie di articoli è tratta dalla playlist su YouTube dal titolo: In Pursuit of the Perfect Portfolio Series

Nell’ultimo episodio di questa serie, l’intervista vede come conduttori Andrew Lo, professore di finanza presso la MIT Sloan School of Management, e Stephen Foerster, professore di Finanza presso la Ivey Business School. L’intervistato di spicco è Jeremy Siegel, professore emerito di Finanza alla Wharton School dell’Università della Pennsylvania, nonché autore di numerosi libri di rilievo nel campo delle finanze e degli investimenti. Siegel è particolarmente rinomato per il suo libro “Stocks for the Long Run”.

 

Biografia

Jeremy James Siegel (Chicago, Illinois – 14 novembre 1945),  è professore di Finanza alla Wharton School dell’Università della Pennsylvania, laureato alla Columbia University e con un dottorato in Economia al MIT. Riconosciuto per le sue pubblicazioni e conferenze sull’economia e i mercati finanziari, Siegel ha collaborato con reti come CNN e CNBC e scritto per The Wall Street Journal e The Financial Times. Autore di “Stocks for the Long Run”, nominato uno dei migliori libri di investimento di tutti i tempi, e di “The Future for Investors”, riconosciuto tra i migliori libri di business del 2005. Ha ricevuto numerosi premi, incluso il Nicholas Molodovsky Award dal Chartered Financial Analysts Institute.

Siegel è anche Senior Investment Strategy Advisor di WisdomTree Investments.

 

Percorso accademico e mentori 

Siegel racconta il suo percorso, iniziando come studente di matematica ed economia alla Columbia University. La sua scelta di studiare economia è stata influenzata dalla delusione verso la matematica, che trovava troppo astratta, e da un interesse nascente per il mercato azionario. Fu durante il suo terzo anno che, dopo appena due settimane di un corso di economia, decise che voleva diventare economista. Non solo completò la sua laurea in matematica, ma conseguì anche una laurea in economia.

Siegel prosegue discutendo il suo dottorato al MIT, completato nel 1971. La sua dissertazione fu supervisionata da un comitato di docenti eccezionali: Robert Solow, Franco Modigliani e Paul Samuelson, tutti vincitori del Premio Nobel. Anche il suo compagno di classe, Robert Merton, che in seguito avrebbe vinto il Nobel, fornì supporto significativo. Questi influenti mentori hanno avuto un impatto profondo su Siegel.

Nel corso dell’intervista, Siegel descrive l’influenza di due figure chiave: Paul Samuelson e Milton Friedman. Samuelson, descritto come il più grande economista teorico del XX secolo, ha impressionato Siegel con la sua capacità di elaborare rapidamente vari argomenti economici. D’altra parte, Friedman, con cui Siegel ha sviluppato un’amicizia stretta, ha avuto un impatto notevole sulla sua visione politica e economica. La frequentazione di Friedman ha iniziato quando Siegel era a Columbia e si è intensificata durante il suo periodo al Graduate School of Business del MIT, dove Friedman era docente.

 

La genesi di “Stocks for the long run”

L’opera di Siegel, che ha raggiunto lo status di bestseller con centinaia di migliaia di copie vendute, è annoverata tra le sue pubblicazioni più influenti. Nel suo libro, egli enfatizza l’importanza di integrare le azioni nei portafogli degli investitori, argomentando la tesi con una solida base storica e macroeconomica.

Nel raccontare il suo percorso intellettuale, Siegel rivela che, sebbene la sua attenzione fosse inizialmente focalizzata sulla macroeconomia, si è successivamente orientato verso il mondo degli investimenti. Questa svolta è stata stimolata da un incarico ricevuto dalla New York Stock Exchange, che celebrava il suo bicentenario. Durante questo incarico, Siegel si è dedicato a un’approfondita indagine storica sulle performance del mercato azionario, estendendo la sua analisi fino al 1800. Nonostante il progetto originale fosse stato considerato troppo vasto per le necessità della NYSE, fu un collega e amico a incoraggiarlo a trasformare le sue ricerche in un’opera autonoma.

Il libro “Stocks for the Long Run” si distingue per la sua analisi di lungo termine del mercato azionario e per la tesi secondo cui, su orizzonti temporali estesi, la volatilità delle azioni tende a ridursi. Siegel illustra il concetto di “mean reversion”, ovvero il ritorno alla media, evidenziando che nel lungo periodo gli investimenti in azioni presentano un profilo di rischio meno preoccupante rispetto ai bond nel breve termine. Tale insight è di fondamentale importanza per gli investitori, in particolare per coloro che stanno accumulando risorse per la pensione, indicando che una porzione preponderante del loro patrimonio dovrebbe essere allocata in azioni.

 

L’importanza della valutazione delle azioni

Siegel discute approfonditamente il concetto di valutazione delle azioni, in particolare attraverso il rapporto prezzo/utili (P/E). Confrontando il clima di investimento attuale con la bolla tecnologica del 1999, Siegel osserva come, nonostante alcune aziende moderne come Amazon e Apple abbiano raggiunto valutazioni elevate, la situazione generale non è paragonabile all’irrazionalità di quel periodo. Nell’’investimento a lungo termine questo indice risulta fondamentale, poiché azioni con un rapporto basso possono portare a rendimenti maggiori nel tempo, soprattutto quando i dividendi vengono reinvestiti. Siegel cita l’esempio di Standard Oil e IBM per illustrare come una valutazione iniziale più bassa e un alto rendimento dei dividendi possano influenzare positivamente la performance a lungo termine di un’azione.

 

La nascita degli “smart beta”

Abbiamo appena menzionato sopra la bolla dot-com di fine anni ‘90. Fino a quella data,  l’accento era posto sull’investimento passivo e sui fondi indicizzati, con una preferenza per prodotti come quelli offerti da Vanguard, che promuovevano una filosofia di investimento basata sull’acquisto di indici. Tuttavia, la bolla tecnologica del 1999 ha rappresentato un punto di svolta. Siegel, osservando la sopravvalutazione del settore tecnologico durante questo periodo, ha riconosciuto i limiti di un investimento basato esclusivamente sulla capitalizzazione di mercato.

In risposta a queste osservazioni, Siegel ha iniziato a esplorare il value investing e l’indicizzazione intelligente, noto anche come “smart beta“. Questo approccio innovativo cerca di fondere i benefici dell’investimento passivo, quali la riduzione dei costi e la diversificazione, con strategie di selezione azionaria più mirate per generare rendimenti superiori. L’impatto di queste riflessioni ha portato Siegel a collaborare con società come WisdomTree, specializzata in prodotti di investimento che incarnano questa filosofia di “smart beta”.

 

Il portafoglio perfetto secondo Jeremy Siegel

Secondo Siegel, le azioni dovrebbero giocare un ruolo centrale in un portafoglio ben strutturato, evidenziando l’importanza di non trascurare le opportunità di investimento internazionale. Circa la metà del capitale azionario mondiale si trova fuori dagli Stati Uniti, e le azioni internazionali, spesso valutate più convenientemente, possono offrire un’eccellente opportunità di diversificazione, specialmente in un ambiente di bassi tassi di interesse.

Siegel esprime un certo scetticismo riguardo l’attrattività delle obbligazioni, data la loro bassa resa. Invece, suggerisce di mantenere una parte del portafoglio in liquidità, considerandolo una riserva più flessibile e sicura rispetto ai bond a lungo termine. Inoltre, si mostra favorevole ai TIPS (Treasury Inflation-Protected Securities) come opzione per proteggersi dall’inflazione.

Quando gli viene chiesto di esprimere una preferenza tra le azioni di tipo growth e quelle value, Siegel condivide una riflessione critica, evidenziando il rischio di ciò che lui chiama la “trappola della crescita”, un concetto che approfondisce nel suo libro “The Future for Investors”. Pur riconoscendo l’attrattiva delle eccezionali performance di crescita registrate negli ultimi anni, avverte che molti investitori potrebbero essere indotti a sovrastimare le azioni che hanno mostrato un incremento rapido, trascurando il fatto che i dividendi reinvestiti in tali titoli potrebbero generare rendimenti complessivi meno elevati nel lungo periodo. Siegel propone quindi una prospettiva più equilibrata, suggerendo che le azioni value, quelle cioè che presentano valutazioni sottovalutate rispetto al loro valore intrinseco, potrebbero offrire benefici maggiori nel corso del tempo.

 

Aspetti psicologici

Nella discussione sull’efficacia delle strategie di investimento, l’attenzione si focalizza sugli aspetti psicologici, ponendo particolare enfasi sul metodo del “dollar-cost averaging“. Siegel evidenzia come tali regole pratiche abbiano una funzione doppia: offrono un approccio metodico agli investimenti e allo stesso tempo aiutano a gestire le fluttuazioni emotive che spesso accompagnano gli investitori. Tale strategia aiuta a superare la paura di investire durante i periodi di ribasso, garantendo che, a lungo termine, si otterrà un prezzo medio che attenua gli effetti delle fluttuazioni di mercato. Il vantaggio psicologico si manifesta chiaramente per coloro che sono afflitti dal rimorso di non aver aspettato un momento più opportuno per entrare nel mercato.
La discussione verte successivamente  su come gestire le emozioni nelle decisioni di investimento. Siegel suggerisce l’utilizzo di strumenti visivi, come i grafici, che illustrano le tendenze di mercato a lungo termine, per aiutare gli investitori a mantenere la giusta prospettiva nei periodi di incertezza. Inoltre, riconosce il ruolo cruciale dei consulenti finanziari nel fornire sostegno emotivo e nell’assistere gli investitori a rimanere fedeli ai loro obiettivi a lungo termine, soprattutto durante i ribassi di mercato. La conversazione enfatizza l’importanza di una forte disciplina emotiva e di una focalizzazione verso gli obiettivi di lungo periodo nel campo degli investimenti.

 

Prospettive per il futuro

Nel valutare le prospettive a lungo termine, Siegel, con la sua solida formazione in macroeconomia, adotta una visione orientata al futuro, privilegiando le tendenze strutturali rispetto agli episodi congiunturali di breve durata. Egli sostiene che stiamo assistendo all’alba di significativi progressi in campi all’avanguardia come l’intelligenza artificiale, la nanotecnologia e la robotica. Proiettandosi nel futuro, Siegel identifica nei mercati emergenti, e in particolare nella Cina – che attualmente ha un reddito pro capite pari a un quarto di quello degli Stati Uniti ma con una popolazione quattro volte maggiore – un’enorme potenzialità di crescita. Prevede che un avvicinamento della Cina anche solo alla metà del reddito pro capite statunitense rappresenterebbe un cambiamento di portata sostanziale. In parallelo, l’India, che registra un aumento del reddito pro capite del 15-20 percento, potrebbe sperimentare un’espansione significativa se raggiungesse livelli paragonabili alla metà di quelli USA. Siegel anticipa che questi paesi si trasformeranno in vasti mercati per i prodotti internazionali e che le aziende americane potrebbero cogliere opportunità eccezionali di rendimento investendo in queste economie dinamiche e in veloce sviluppo.

Con l’articolo odierno, giungiamo al termine della nostra avventura nella serie “Alla ricerca del portafoglio perfetto”. Abbiamo avuto l’onore di esplorare le menti e le filosofie di alcuni dei più influenti pensatori e innovatori nel mondo della finanza. Ogni intervista ci ha offerto preziose intuizioni e diversi spunti di riflessione su come approcciarsi all’investimento in modo informato e consapevole.

Tuttavia, il viaggio non si conclude qui. Sebbene la serie di interviste sia terminata, il nostro apprendimento continua. Il prossimo giovedì, vi invito a unirvi a me per un articolo speciale che riepilogherà i punti di vista espressi da tutti i grandi della finanza che abbiamo avuto il piacere di intervistare. Sarà un’occasione per riflettere sulle diverse filosofie di investimento, confrontare i diversi approcci e, forse, trovare quel filo conduttore che ci aiuti a navigare nel complesso mondo degli investimenti con maggiore sicurezza.

 

 

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